Pensionamento posticipato: incentivi Legge di Bilancio 2025 se scegli di continuare a lavorare 

La Legge di Bilancio 2025 consente ai lavoratori dipendenti, sia privati che pubblici, di ritardare il pensionamento. Una disposizione chiave è la possibilità di ricevere in busta paga l’importo della contribuzione trattenuta al lavoratore. Ecco i dettagli. 

 

L’incentivo per il posticipo del pensionamento 

L’incentivo consiste nel rinunciare al versamento della propria quota di contribuzione del 9,19% della retribuzione imponibile previdenziale. Questa somma, invece di essere pagata all’istituto previdenziale, viene rimborsata direttamente in busta paga. La Legge Finanziaria 2023 ha introdotto questo incentivo, che dal 1° gennaio 2025 sarà esente dalla tassazione IRPEF.

Inizialmente questa possibilità era stata introdotta solo per coloro che potevano accedere al pensionamento con “Quota 103”, con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi, con il calcolo nel sistema contributivo “puro”.

Ora invece l’INPS ha esteso questa possibilità ai lavoratori dipendenti, pubblici e privati con diritto alla “pensione anticipata” che possano far valere 42 anni e 10 mesi di contributi o, per le donne, 41 anni e 10 mesi entro il 2025.

 

Conseguenze dell’incentivo nel calcolo della pensione futura 

Il rimborso della propria quota di contribuzione previdenziale è riconosciuto fino al compimento dell’età per il diritto alla pensione di vecchiaia, cioè fino a 67 anni. Per i requisiti di anzianità richiesti per ottenere il beneficio economico (41 anni di contributi), la pensione sarà determinata con il calcolo “misto”, che include una quota “retributiva”, calcolata sulle retribuzioni, e una quota “contributiva” formata dalla somma dei contributi versati dal 1/1/1996 in poi. Gli effetti dell’incentivo sono i seguenti: 

  • La quota di pensione calcolata sulla retribuzione pensionabile, ovvero la “quota retributiva”, viene comunque calcolata sullo stipendio pieno e non subisce variazioni a fronte del godimento dell’incentivo. 
  • La “quota contributiva” della pensione, calcolata sulla somma dei contributi pagati, il cosiddetto “montante contributivo”, per il periodo di godimento dell’incentivo accumulerà solo la quota versata dal datore di lavoro. 

   

Le novità per il pensionamento dei dipendenti pubblici  

Fino al 2024, i dipendenti pubblici venivano collocati a riposo d’ufficio all’età di 65 anni. Dal 2025, anche se hanno maturato il diritto alla pensione, possono scegliere di rimanere in servizio oltre i 65 anni, mentre il collocamento a riposo d’ufficio sarà a 67 anni, l’età prevista per la pensione di vecchiaia. Attenzione: per alcune categorie, le pubbliche amministrazioni possono trattenere i dipendenti fino a 70 anni, in base alle esigenze organizzative e alla disponibilità del lavoratore. 

 

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Raffaele De Leo